Sostituzione degli infissi: la mini guida per scegliere bene!

Oggi parliamo di finestre: fin qui potresti immaginarti che l’argomento sia semplice e breve… ma non è così, credimi!

Nell’immaginario di molte persone infatti gli infissi esterni sono solo un semplice elemento accessorio di un edificio, a cui è deputata la funzione di “chiudere” le aperture architettoniche ricavate sulla facciata, attraverso cui i locali ricevono areazione e luce naturale, proteggendo al contempo l’interno della casa da intemperie e freddo.

Certamente questa è stata la funzione primordiale della finestra da quando esiste sin da epoche immemorabili, e lo è ancora tutt’oggi come concetto molto semplificato.

Nel corso del tempo però anche tale elemento accessorio si è sempre più “evoluto”, di pari passo con l’affinamento delle tecniche costruttive e delle particolari necessità dell’ “abitare” moderno, tanto che oggi giorno le finestre assumono sempre più i connotati di elementi costruttivi dall’alto contenuto tecnologico ed innovativo, in termini di materiali, lavorazione e livello qualitativo-estetico.

Ecco quindi che una finestra non riveste più soltanto la funzione di semplice chiusura, ma si connota come elemento facente parte di un concetto più ampio, quello di involucro edilizio ( ovvero la “scatola” – costituita da pareti, solai, finestre, etc. – che racchiude il volume riscaldato ), che tende ad essere sempre più performante da un punto di vista di isolamento termico ed acustico, ove tali valori sono riconosciuti come essenziali al fine di rispettare le normative di settore vigenti in edilizia.

Finestre e finestre: quanti tipi ce ne sono…

Telaio in PVC taglio termico vetrocamera doppio
Telaio in PVC taglio termico vetrocamera triplo

Possono catalogarsi principalmente in funzione del materiale che compone il telaio:

  • in legno (le più tradizionali)
  • in alluminio (le più economiche)
  • in alluminio/legno (cioè alluminio esterno con rivestimento interno in legno)
  • in PVC (le più versatili e con ottimo rapporto qualità prezzo)

Salvo quelli in legno, ove il telaio è interamente costituito dalla massa legnosa (per l’appunto si parla di legno “massello”), negli altri sistemi il telaio è costituito da un profilo estruso composto da lamine di materiale (metallo o plastica) intervallate da vuoti cavi ovvero da vere e proprie “camere d’aria” (l’aria è notoriamente un buon coibente), che hanno la funzione di isolare termicamente la finestra nella sua parte strutturale (quella non vetrata).

Il taglio termico: che cosè?

In particolare le finestre di ultima concezione sono realizzate con la tecnologia del “taglio termico”: questa si basa sul principio dell’interruzione della continuità termica del profilo estruso mediante l’inserimento di un materiale a bassa conducibilità termica in una camera ricavata all’interno del profilato.

Vi sono diversi sistemi disponibili per ottenere il taglio termico, quello più attualmente diffuso, consiste nell’inserire una barretta termoplastica all’interno del profilato: tale accorgimento aumenta di oltre il 300% le capacita isolanti, interrompendo i flussi termici dispersivi che altrimenti si creerebbero con la continuità delle lamine costituenti il profilo (questo succede in particolare con i telai in alluminio, meno nel PVC che è già di per se un buon isolante), determinando una notevole riduzione del consumo energetico.

Che cos’è il vetrocamera?

La parte vetrata è invece caratterizzata dal cosiddetto “vetrocamera” composto da una successione di più lastre di vetro intervallate tra di loro da una o più intercapedini vuote riempite con gas inerte (in genere argon, crypton o xenon che risultano ottimi isolanti termici): a seconda del numero dei vetri si può parlare di doppio o triplo vetro, come negli esempi già riportati in figura sopra.

Naturalmente maggiore sarà il numero delle “camere isolanti” sia della parte vetrata che del telaio ( e quindi lo spessore dei componenti l’infisso), maggiore sarà il potere termoisolante e fonoisolante dello stesso.

Tale aspetto è “a dir poco” importante al fine di poter rispettare appieno i requisiti normativi minimi che i serramenti devono rispettare sia ai fini energetici, sia ai fini acustici appunto.

La normativa impone precisi requisiti energetici…

Di seguito si riportano i limiti della trasmittanza termica in funzione delle zone climatiche ( la trasmittanza è il flusso di calore medio che passa, per ogni m² di superficie, attraverso una struttura che delimita due ambienti a temperatura diversa, come ad esempio un ambiente riscaldato dall’esterno, o da un altro ambiente non riscaldato.  Si misura in W/m²·K ), imposti dall’attuale normativa DM 26/06/2015 Cd. “Decreto requisiti minimi” in materia di efficienza energetica degli edifici, in caso di sostituzione e riqualificazione energetica:

Le tipologie di vetro…

Oltre alle qualità tecniche citate la superficie vetrata può assumere particolari connotati in funzione della particolarità di utilizzo, per cui si distinguono:

Vetri basso-emissivi
dotati di rivestimento Cd. “coating” di tipo magnetronico (ossidi metallici depositati sotto vuoto mediante processo elettromagnetico) o pirolitico (ossidi metallici depositati tramite pirolisi all’uscita del forno e ad alte temperature), hanno la particolarità di lasciar entrare le radiazioni termiche solari all’interno dell’edificio e contemporaneamente impedire la fuoriuscita della radiazione termica emessa dai corpi riscaldanti verso l’esterno. In questo modo, attraverso una drastica riduzione delle dispersioni termiche, e riflettendo calore all’interno del locale, permettono un notevole risparmio dei costi energetici di riscaldamento.
Per verificare la presenza del deposito basso emissivo avvicinando una fiamma al vetro questa riflessa avrà un colore rossastro, come in foto.

Vetri stratificati Cd. “di sicurezza”
composti di due o più lastre di vetro unite tra loro su tutta la superficie mediante l’interposizione di film plastici di EVA (etilvinilacetato); in caso di rottura rimangono in opera, in quanto i film trattengono e non lasciano cadere i frammenti, conferendo così al prodotto oggettive caratteristiche di sicurezza (generalmente è più conosciuto con il nome commerciale VISARM).
Vetri antisolari-riflettenti
sono stati studiati per limitare l’apporto energetico e luminoso della radiazione solare esterna, incidente sulla superficie del vetro. Questo comportamento è dovuto alla proprietà del coating di riflettere verso l’esterno e di assorbire l’energia solare incidente facendola passare solo in parte. Analogo comportamento lo si ottiene per la radiazione luminosa che viene in parte riflessa, in parte assorbita ed in parte trasmessa.
Vetri temperati
sono vetri sottoposti a riscaldamento (600/ 650 °C) e raffreddati repentinamente in modo da avere una compressione permanente capace di dare maggiore resistenza alle sollecitazioni meccaniche e termiche riducendo notevolmente anche il rischio di rottura per shock termico. In caso di rottura si sbriciola in piccoli frammenti inoffensivi così da essere considerato, in  talune situazioni, vetro “antiferita” secondo la norma UNI EN 12600.
Vetri tagliafuoco
sono sviluppati alternando lastre di vetro a strati di silicato di sodio. In caso d’incendio la lastra di vetro più esterna si rompe per effetto del calore facendo reagire lo strato successivo di silicato di sodio che va a formare una schiuma densa e compatta in grado di assorbire calore e formare un vero e proprio scudo termico nei confronti della fiamma.
Incrementando il numero di strati di vetro e silicato si riescono ad ottenere tempi di resistenza al fuoco sempre più elevati.

L’importanza del giunto distanziatore…

La parte più importante di una vetrata è il “giunto distanziatore”, ossia l’elemento a cui è demandato il compito di sigillare l’intercapedine posta tra i due ( o più) vetri e su cui questi sono incollati.

Un giunto “a regola d’arte” non deve consentire all’umidità di entrare nell’intercapedine e nemmeno al gas di uscire da quest’ultima.

La norma UNI EN 1279-3 “Vetro per edilizia – vetrate isolanti – parte 3: Prove d’invecchiamento e requisiti per la velocità di perdita di gas e per le tolleranze di concentrazione di gas” stabilisce che la percentuale di perdita di gas deve essere inferiore all’1% l’anno: ciò significa in termini energetici che dopo 20 anni (tempo medio di vita di un infisso) la perdita di gas sarà inferiore del 20% il che incide in modo minimo sulle capacità prestazionali termiche della vetrata (dal 5 al 10% in meno).

Tra le varie soluzioni commerciali è preferibile optare per il giunto “Warm edge” (Giunto caldo) rispetto a quello tradizionale in alluminio: tale soluzione migliora di circa 1/10 il valore della trasmittanza della finestra (per ottenere un simile miglioramento, agendo solo sul telaio, dovrebbe essere migliorata di almeno il 30% il valore di trasmittanza del solo telaio!) condizione che si tramuta in una più bassa dispersione termica ed un minor rischio di formazione di condensa superficiale.

L’importanza del cassonetto isolato…

In caso di nuove costruzioni o nel caso in cui si intenda sostituire integralmente il cassonetto dell’avvolgibile ( ove ciò sia possibile ) è necessario adottare un sistema termicamente “isolato” onde evitare la formazione di eventuali ponti termici in corrispondenza dell’involucro edilizio. In alternativa alla sostituzione integrale del cassonetto esistono in commercio appositi kit termoisolanti costituiti da “materassini” da inserire all’interno del vano avvolgibile che riducono le dispersioni termiche in corrispondenza di tale parte e che impediscono il passaggio di spifferi d’aria fredda.

L’importanza della posa in opera…

La più grande verità quando si parla di infissi è che

<<non serve a niente installare un infisso performante se non si esegue una perfetta posa rispettando la “regola d’arte” ed i protocolli previsti dalle normative di settore.>>

La norma europea UNI EN 14351-1 introduce l’obbligo di marcature CE dei serramenti esterni e stabilisce anche che chi fabbrica il serramento deve farsi carico direttamente della sua installazione, oppure deve fornire dettagliate istruzioni di posa a chi la eseguirà  (Parte 1, capitolo 6).

La normativa italiana UNI 10818 “Finestre, porte e schermi, linee guida generali per la posa in opera” del 21 ottobre 1999 richiede al produttore del serramento la stesura di un piano di posa specifico, che tenga conto delle caratteristiche sia del serramento sia dell’opera muraria.

La stessa norma precisa che il serramentista deve verificare che le istruzioni di posa siano eseguite correttamente: un’attività di controllo necessaria nel caso in cui disponga di squadre di posa proprie, ma anche nel caso in cui la posa sia effettuata da ditte terze.

Il “Codice del consumo” D.L. 206/2005 a tutela dei diritti dei consumatori, all’articolo 129 definisce la responsabilità che qualsiasi venditore ha nei confronti dell’utente finale:

“Il difetto di conformità che deriva dall’imperfetta installazione del bene di consumo è equiparato al difetto di conformità del bene quando l’installazione è compresa nel contratto di vendita ed è stata effettuata dal venditore o sotto la sua responsabilità.”

Questo significa, nel caso dei serramenti, che se la posa in opera incide negativamente sulle prestazioni del serramento l’acquirente può rivalersi sul venditore!

La corretta posa…

Ma vediamo i punti critici salienti al quale deve essere prestata maggiore attenzione nella predisposizione dell’installazione e nella fase di posa:

  • il posizionamento dell’infisso nello spessore murario deve preferibilmente avvenire nella parte centrale della spalletta muraria (la posa a filo muro interno tende a peggiorare la dispersione termica mentre quella a filo esterno espone troppo il serramento alle intemperie). Fa eccezione il caso in cui l’edificio sia dotato di “cappotto termico”, nel qual caso il posizionamento deve essere a filo muro esterno, con il cappotto che si sovrappone al telaio ricoprendolo in parte o in alternativa sempre il posizionamento centrale con il cappotto che va “a battuta” sul telaio;

  • la posa dell’infisso deve essere effettuata con l’impiego di controtelai a taglio termico: questo per evitare, oltre alle dispersioni termiche, anche a possibili problematiche di formazione di condensa interstiziale e quindi muffa, causate dalla veicolazione del freddo che si creerebbe con un controtelaio esclusivamente di tipo metallico;
  • il davanzale non deve essere di tipo “passante” ma deve essere composto da due elementi disgiunti tra di loro con interposto un elemento di “taglio termico” caratterizzato da uno spessore isolante come un listello di legno o di poliuretano : tale soluzione consente di eliminare il flusso termico dispersivo attraverso il davanzale tradizionalmente collegato direttamente con l’esterno;
Tra la parte interna e quella esterna del davanzale è stato inserito un listello in poliuretano alta densità a creare il “taglio termico”
  • le giunzioni tra controtelaio e telaio devono essere opportunamente sigillante con apposito mastice impermeabile ( o con nastro autoespandente ) che consenta di assorbire i piccoli movimenti di assestamento e dilatazione e non consenta all’aria  di permeare e all’acqua di infiltrarsi all’interno dell’involucro edilizio;
  • la formazione di crepe di assestamento e dilatazione in corrispondenza della giunzione tra controtelaio e muratura, può essere scongiurata sormontando questa zona con il telaio della finestra: anche se tra controtelaio e muro dovesse formarsi una crepa, questa si troverebbe in un punto interno e non creerebbe problemi di infiltrazioni;
  • l’infisso deve essere saldamente ancorato al controtelaio e questo alla muratura in modo da garantire una ottimale resistenza meccanica contro l’azione di “sfondamento” dovuta alle raffiche di vento: a questo proposito è bene sapere che non basta effettuare un fissaggio con schiuma espandente, ma occorre conferire una ottimale stabilità avvitando il telaio della finestra al controtelaio e ancorando quest’ultimo al muro con viti apposite o con zanche murate;
  • gli interstizi ed i vuoti che rimangono a seguito della posa dei controtelai verso la muratura, devono essere efficaciemente riempiti con con una schiuma poliuretanica autoespandente avendo cura di umidificare le parti prima dell’applicazione, evitando di applicarla in eccesso, ma solo quanto basta a creare un “cordone” isolante continuo ( la schiuma poi non andrebbe mai tagliata in quanto la pellicolatura che si forma in fase di indurimento ha una funzione protettiva per la schiuma stessa – mantiene le celle d’aria chiuse evitando che l’umidità vi penetri). La schiuma non deve mai restare direttamente esposta ai raggi UV in quanto questi tendono con il tempo a “bruciarla” fino a farle perdere la consistenza spugnosa originale, fino allo sfarinamento completo, perdendo quindi la funzione isolante a cui è deputata.

Conclusioni…

Come accennato in partenza la materia è molto complessa e “basta un niente” per fare la scelta sbagliata, sia in termini di elementi tipologici da adottare, sia per quanto concerne le corrette procedure di predisposizione e posa in opera.

Prima di concludere mi preme però indicare una nota squisitamente procedurale “burocratica”: la sostituzione integrale degli infissi con innovazioni o caratteristiche diverse da quelle originali, è una fattispecie di intervento che rientra tra le Cd. “opere di manutenzione straordinaria” e come tale necessita il deposito di una comunicazione edilizia presso il Comune di appartenenza dell’immobile, la cosiddetta C.I.L.A. (comunicazione d’inizio lavori asseverata) argomento già meglio trattato nell’articolo “Piccole opere edilizie: quali adempimenti sono necessari?!”.

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