La “casa sana”: approccio ad un corretto risanamento edilizio

Quando si interviene operando una ristrutturazione “importante” su un vecchio fabbricato spesso non viene “dato il giusto peso” al concetto di risanamento, inteso come lo specifico approccio progettuale e quindi esecutivo utile ad eliminare certi difetti e lacune che limitano il comfort abitativo.

In questo senso generalmente nella ristrutturazione di una casa o di un edificio, l’investimento (sia mentale che economico) è molto più vocato a dare risposta a bisogni superflui, come ad esempio rifiniture estetiche e accessori di lusso, piuttosto che a questioni “essenziali” come risolvere problematiche di ordine costruttivo (p.e. isolamento temico e umidità), aspetti cioè che alla “resa dei conti” sono quelli che effettivamente assicurano il VERO BENESSERE di una abitazione.

Tale approccio è poi favorito e condizionato anche dal falso credo, che la maggior parte dei “non addetti ai lavori” hanno, circa il fatto che una vecchia abitazione, per quanto possa essere risanata, non potrà mai raggiungere le qualità costruttive, prestazionali e quindi il comfort abitativo di una nuova (niente di più sbagliato).

L’essenzialità, intesa come individuazione delle vere priorità dell’intervento, è quindi un concetto che nell’ottica di un intervento di recupero edilizio viene spesso disatteso dal Committente ( il che può essere comprensibile essendo egli un profano del settore ), ma talvolta anche dallo stesso progettista ( il che è ben più grave ), il quale spesso manca di preparazione e della giusta sensibilità verso tale aspetto nel proprio concept progettuale.

Per approfondire la tematica, quella del risanamento edilizio concepito ed eseguito con criterio, ho invitato a dire la sua il collega Alessandro BARONCINI di EUROTECA, rivenditore di materiali per l’edilizia professionale tra i più noti e specializzati della provincia di Livorno.

Alessandro che cosa si intende per VERO RISANAMENTO?

<<Per vero risanamento deve intendersi semplicemente un approccio progettuale ed esecutivo che tenda a risolvere tutta una serie di problematiche insite nelle vecchie costruzioni, allo scopo di garantire le medesime qualità prestazionali, in termini di abitabilità, di comfort, di risparmio energetico, pari a quelli che caratterizzano le nuove costruzioni senza alcuna apprezzabile differenza>>

Parliamo ad esempio di ambienti umidi: qual’è il corretto approccio per eliminare questo difetto così diffuso nel nostro patrimonio edilizio?

<<Nella mia lunga esperienza di lavoro, ho potuto riscontrare con mano cosa vuol dire fare un risanamento di qualità. L’umidità ambientale è un parametro che deve essere attentamente valutato: non deve mai essere superiore a quella relativa esterna, specie in inverno, pena la persistenza di problematiche di condensazione e muffe all’interno degli ambienti.

Il comfort, ovvero quella sensazione di benessere che una casa dovrebbe sempre assicurare, spesso è un concetto disatteso, sia nella teoria che nella pratica. Per fare un esempio, spesso ci troviamo in presenza di abitazioni riscaldate anche ben oltre i previsti 20 °C, in cui si percepisce comunque una certa sensazione di freddo soprattutto vicino alle murature esterne o comunque portanti. Non è così semplice spiegare ai non addetti perchè questo accade, ma per sintetizzare basta dire che la casa è un “vestito”, e come ogni vestito sarà confortevole in funzione delle sue caratteristiche costruttive e prestazionali>>

Qual’è l’errore più comune che viene compiuto in un intervento di risanamento di umidità di risalita?

<<Nella maggior parte dei casi, quando viene eseguito un intervento di risanamento, vengono utilizzati i cosiddetti “intonaci macroporosi”.

La caratteristica principale di questi prodotti, è di essere simili ad una spugna che viene collocata a ridosso di una muratura bagnata. La funzione di tale “spessore spugnoso” non è altro che quella di favorire l’evaporazione dell’umidità contenuta nel muro.

Sia chiaro però che tale soluzione non è risolutiva del problema a meno che non si accompagni ad un intervento che impedisca concretamente la risalita di umidità dal terreno.

Da considerare poi che l’intonaco macroporoso tende comunque a vedere vanificata la sua funzione nel tempo: infatti l’acqua contenuta nella muratura si comporta come un solvente, e spesso è debolmente acida, al punto da disciogliere i carbonati costituenti il materiale di cui fa parte il muro che tentiamo di risanare. Tale processo induce la saturazione dei macropori dell’intonaco, pertanto alla lunga questo perde la sua funzione di traspirabilità trasformandosi in un normale vecchio intonaco degradato: ecco perchè in gergo tecnico questi intonaci sono anche definiti “sacrificali”, proprio perché hanno una durata limitata nel tempo.

Tutto ciò non contando poi che spesso gli intonaci macroporosi sono protetti con una pittura “qualunque” acquistata alla ferramenta sotto casa o nella grande distribuzione (cioè senza che venga fatta alcuna valutazione di compatibilità con il sistema adottato) quando invece necessiterebbero di un prodotto specifico con un gradiente di diffusività inferiore a 10 mt (colonna d’aria).

Il risultato? Dopo 7-8 anni e dopo aver sostenuto un intervento invasivo e piuttosto costoso ci si ritrova nelle medesime condizioni di partenza.>>

Ma allora l’intonaco macroporoso non è mai consigliabile?

<<Questi sistemi sono validissimi per risanamenti all’esterno, dove la diffusione dei vapori non crea disagio, e inoltre molto limitata perché in ambienti non riscaldati.  Androni, chiese e ambienti molto ampi  mantenuti a basse temperature sono l’utilizzo più specifico, quindi ambienti non vissuti in maniera domestica.

Sottolineo ancora una volta: i disagi si vivono soprattutto in inverno, e il peggior nemico del comfort è l’umidità dispersa nell’aria. Solo un ambiente perfettamente asciutto sarà un ambiente perfettamente confortevole>>

Quindi come ritieni sia giusto procedere in questi casi?

<<Il risanamento vero,  consiste nell’esecuzione di una serie mirata di interventi che prevedano l’applicazione di prodotti specifici aventi capacità diffusive limitate alla dispersione dei vapori in eccesso e che riescono a confinare i sali e i carbonati all’interno della matrice muraria (ovvero mantenerli dove sono sempre stati!) impedendogli di emergere in superficie, danneggiare l’intonaco di rivestimento e quindi creare tutte quelle fenomenologie dannose per il benessere (muffe, salnitro, etc.).

Adesso non entrerò volutamente nel dettaglio, ma mi limiterò a far comprendere che, se predisposti i corretti interventi, una casa, anche se di antica costruzione, se ben ristrutturata sarà un’abitazione sana e lungamente vivibile, con un aspettativa concreta di tali effetti risananti che perdurerà per diversi decenni>>

Ringrazio Alessandro BARONCINI per questo suo primo contributo alla scoperta dei concetti del risanamento edilizio e rimando all’approfondimento in merito alla soluzione tecnica risanante che lui stesso ha accennato (almeno in via preliminare) alla quale dedicheremo uno speciale in cui evidenzieremo nel dettaglio le tecniche esecutive, provando la loro efficacia anche attraverso un report fotografico di casi risolti in modo definitivo.

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